Nella società attuale,la professione docente presenta un’identità articolata e complessa, in cui si intrecciano diverse variabili. Il cuore dell’attività dell’insegnante sta nella dimensione educativa del suo compito, fondata sulla tensione ideale a “prendersi cura” della persona nella sua globalità, facendosi carico sia dei suoi “bisogni” (talora mutevoli e contingenti), sia delle più profonde esigenze connesse alla dignità della persona come tale: quello che Maritain chiama “personalismo educativo integrale” può considerarsi il nostro orizzonte ideale di riferimento, che coinvolge l’azione didattica, la relazione educativa, il rapporto con i colleghi, i genitori, l’organizzazione del sistema scolastico e la cultura in genere. La modalità specifica con cui l’insegnante realizza tale compito passa attraverso la sua interpretazione dell’azione didattica: l’insegnante educa insegnando, perché è in grado di cogliere il valore formativo dei diversi saperi e delle discipline, di metterne in luce il valore antropologico e di favorire il contatto tra i mondi vitali degli allievi e gli universi culturali di coloro che hanno elaborato forme di conoscenza significative. Tra i bisogni delle persone che crescono vi è infatti quello di essere aiutati nell’opera grandiosa e delicata della maturazione di un insieme di strutture mentali e di pensiero, nel contesto di una determinata cultura, che le giovani generazioni incontrano grazie al lavoro di quelle che le hanno precedute. Un luogo (la scuola) in cui ciò avviene in modo istituzionale ed esplicito, con l’impegno di persone (gli insegnanti) che a questo dedicano la loro vita e gli sforzi della loro intelligenza, riveste un valore strategico essenziale per la realizzazione delle finalità educative.
Perché ciò possa trovare un’ adeguata attivazione non bastano gli appelli alla buona volontà dei singoli, ma occorre una coscienza generalizzata della differenziazione fondamentale a livello istituzionale della funzione docente, cui sono state attribuite mansioni sempre più ampie e complesse con modalità di tipo “sommatorio”, mentre sarebbe necessario un approccio di tipo organico e strutturale, tale da modificare la qualità e la valenza della professione docente. Universalmente riconosciuta – da sempre – è la precipua funzione culturale, mediante la quale le nuove generazioni vengono in contatto con il patrimonio di conoscenze e di valori elaborati dalle generazioni che le hanno precedute e vengono poste in grado di inserirsi in tale processo quali soggetti attivi. A tale funzione si collega l’insieme delle aspettative sociali nei confronti della professione docente che oggi risultano – paradossalmente – molto alte, a fronte di una bassa considerazione della professionalità degli insegnanti .
Sul piano dell’identità professionale della categoria è in corso un processo di evoluzione che dipende dall’evoluzione complessiva del sistema di istruzione e formazione, iniziato già da alcuni anni ed ancora in fase di assestamento. Ciò ha comportato la crescente richiesta di nuove competenze per gli insegnanti: alle tradizionali competenze di tipo culturale e didattico (che restano comunque al centro della professionalità) si sono aggiunte competenze che da sempre hanno fatto parte del patrimonio professionale degli insegnanti e che la contingenza storica in cui ci si trova ad operare ha reso più evidenti:
– competenze educative, sottolineate anche da specifici progetti del Miur (le cosiddette “educazioni”),
– competenze organizzative, particolarmente evidenziate dalla cultura dell’autonomia,
– competenze progettuali, derivanti dalla capacità propria di ogni insegnante di operare in modo organizzato e consolidate da decenni di sperimentazioni sul campo,
– competenze valutative, sul versante educativo, docimologico e di sistema,
– competenze relazionali, sempre più necessarie a fronte delle nuove esigenze sia delle giovani generazioni sia della comunità scolastica e del contesto in cui opera,
– competenze comunicative, sul piano verbale, non verbale, iconico e multimediale.
Il passaggio stesso – reso necessario nella scuola dell’autonomia – dalla logica del programma/programmazione alla costruzione di curricoli/piani di studio (ora anche personalizzati), modifica in modo significativo le modalità con cui ogni docente può progettare e organizzare il proprio lavoro.
Sul piano della collocazione sociale si è detto che le attese nei confronti della scuola in genere e degli insegnanti in particolare sono elevatissime: sia sul piano culturale, che su quello educativo, quasi che la scuola potesse farsi carico di tutte le contraddizioni che la nostra società non riesce a risolvere. Dall’altro lato
il basso livello retributivo, la scarsa – o nulla – possibilità di vedere uno sviluppo professionale riconosciuto, contribuiscono a configurare il quadro di una professionalità non adeguatamente valorizzata rispetto alle elevate aspettative sociali